Economia
20 Ottobre 2022Nei mesi restanti del 2022 si attende un significativo indebolimento dei consumi
Prospettive per l'economia completamente abbattute da shock energetico da oltre 100 miliardi ed inflazione record al 7,5%: su questi dati impietosi Centro Studi Confindustria stila il rapporto di previsione d'autunno.
«L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, un livello insostenibile, al quale corrisponde un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori con una profonda riduzione dei margini delle imprese» fanno sapere dal Centro Studi Confindustria.
Nello scenario base, quello in cui la Russia non si ritira dai territori ucraini occupati e non è previsto un razionamento del gas, il Csc prevede un incremento annuo del 3,4%, già più che acquisito a metà anno, che corrisponde a 1,5 punti percentuali in più rispetto allo scenario delineato in aprile. Tuttavia si stima una crescita nulla nel 2023 con una significativa revisione al ribasso rispetto allo scenario di aprile (-1,6 punti), che porta alla stagnazione in media d’anno.
Perdono slancio anche gli investimenti delle imprese, soprattutto quelli del settore costruzioni che hanno fornito il contributo maggiore finora, anche grazie al significativo impulso dei bonus edilizi. Secondo gli esperti di Confindustria, l'effetto finale per l'economia italiana nel caso in cui la Russia interrompesse definitivamente l'erogazione di gas e il prezzo dovesse aumentare, sarebbe una minore crescita annua del Pil dello 0,4% nel 2022 e dell’1,2% nel 2023, con un impatto cumulato pari a -1,5% nel biennio, che frenerebbe il mercato del lavoro con 294mila occupati in meno nel biennio.
Il Csc stima che si avrebbe una carenza di offerta di gas in Italia pari a circa il 7% della domanda, con impatti rilevanti su attività e valore aggiunto specie nel settore industriale. Al contrario, nel caso in cui si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo del gas, il Pil guadagnerebbe l’1,6% nel biennio e l’occupazione crescerebbe di 308mila unità nello stesso periodo.
Secondo le previsioni degli industriali, «il terzo trimestre del 2022 registrerà un rallentamento, anche fisiologico dopo il sorprendente secondo, mentre il prodotto scenderà tra il quarto trimestre del 2022 (-0,6%) e il primo del 2023 (-0,3%). Da un lato, infatti, si è esaurita la spinta legata al gap da colmare rispetto al pre-pandemia, ormai chiuso. Dall’altro, nel terzo e quarto trimestre del 2022 si manifesteranno pienamente gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi dei prodotti energetici». Per Confindustria l’inflazione resterà a livelli “record” nel 2022 per poi scendere nel 2023. Secondo le previsioni del Csc, in media, si assesterà al +7,5% (da +1,9% nel 2021), con una revisione al rialzo di +1,4 punti rispetto allo scenario di aprile.
Inevitabile l’impatto sui consumi che a fine 2023 dovrebbero restare il 3% sotto i livelli del 2019. La spesa delle famiglie italiane dovrebbe crescere quest’anno del 3,1% (ma sotto l’acquisito al secondo trimestre, che è di +3,3%), dopo il rimbalzo del +5,2% nel 2021, per poi rimanere sostanzialmente piatta (-0,1%) nel 2023. Secondo gli esperti di Confindustria, «le famiglie restano molto prudenti nelle decisioni di spesa e l’extra risparmio non sarà sufficiente a finanziare le spese anche negli ultimi mesi del 2022 e nel 2023, in parte perché non può essere tutto immediatamente speso, in parte perché è eroso dall’inflazione (circa 13 miliardi), in parte perché concentrato tra le famiglie più abbienti».
A causa di prezzi alti e riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, nella seconda metà del 2022 è atteso un significativo indebolimento dei consumi, che poi sono previsti rimanere sostanzialmente piatti nel 2023 (-0,1%).
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